Atene e Gerusalemme by Lev Šestov

Atene e Gerusalemme by Lev Šestov

autore:Lev Šestov
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2015-05-08T00:00:00+00:00


IX

Si suole ritenere che la filosofia idealistica tedesca derivi interamente da Lutero. Difficile dire da dove provenga quest’opinione. Gli storici della filosofia si sono forse lasciati sedurre da un ragionamento molto semplice: tutti i rappresentanti dell’idealismo tedesco - Kant, Fichte, Schelling, Hegel - erano luterani, ergo l’idealismo tedesco è germinato da Lutero. Ma basta ricordare quel che Hegel dice sul peccato originale, o il «devi dunque puoi» di Kant, o il celebre saggio di Schelling, L’essenza della libertà umana (riassunto nella frase sopra citata), o l’idealismo etico di Fichte, per rendersi conto di quanto Lutero sia rimasto estraneo al pensiero filosofico tedesco. «Devi dunque puoi», dice Kant. Ora, tutta la dottrina di Lutero è fondata sull’affermazione contraria: «Devi, e anche vuoi, eppure non puoi». La legge è data all’uomo non per dirigerlo, ma unicamente per fargli prendere coscienza della propria debolezza e impotenza: lex accusat, perterrefacit et condemnat («La legge accusa, atterrisce e condanna»). Dopo la caduta, l’uomo ha perduto la libertà della propria volontà e la libertà del proprio pensiero: non può più andare dove vuole e scambia i miraggi e le illusioni per la verità. Quando Lutero era vivo, la sua dottrina sembrava inaccettabile, assurda, tanto per un sapiente come Erasmo quanto per i teologi cattolici nutriti della Scrittura. Secondo Lutero, Dio rimaneva al di là del bene e del male, al di là della verità e dell’errore. Come avrebbero potuto la filosofia e la teologia accettare quest’assunto, soprattutto la filosofia? In fondo, Kant, Fichte, Schelling la pensavano come Hegel: Socrate ha ripetuto il gesto di Adamo e i frutti dell’albero della scienza sono diventati il principio della filosofia per tutti i tempi.

Soltanto Nietzsche fa eccezione; egli vede in Socrate un uomo decaduto: «Socrate sembrava un medico, un guaritore. E necessario mostrare ancora l’errore che si trovava nella sua credenza nella “ragione” a ogni costo? È un autoinganno da parte dei filosofi e dei moralisti immaginarsi di uscire dalla décadence facendole guerra. Sfuggirle è fuori dal loro potere: quel che essi scelsero come rimedio, come mezzo di salvezza, è soltanto un’altra espressione di décadence. Non fanno che cambiare espressione, ma non la sopprimono... Essere costretti a lottare contro gli istinti, è la formula della décadence·. finché la vita è nella sua fase ascendente, felicità e istinto sono la stessa cosa». Ed ancora: «Il moralismo dei filosofi greci dopo Platone è patologicamente determinato, allo stesso modo della loro alta considerazione della dialettica. L’equazione Ragione = virtù = felicità vuol semplicemente dire: si deve imitare Socrate e stabilire contro gli oscuri appetiti una luce del giorno permanente, un giorno che sarebbe la luce della ragione» (Il problema di Socrate, §§ 10 e 11; 17 crepuscolo degli idoli).

Nietzsche, in generale, tratta con insolenza Lutero, dandogli spesso del contadino rozzo e brutale. Ma nei fogli ritrovati dopo la sua morte, leggiamo: «La lingua di Lutero e la forma poetica della Bibbia come fondamento della nuova poesia tedesca, ecco la mia invenzione». E infatti Nietzsche è il primo dei filosofi tedeschi che si sia rivolto verso Lutero e la Bibbia.



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